L’editing è un’avventura che insegna molto. Dal lavoro svolto dalle editor di ProgettoLibro, Isabella Piccinini dice di aver imparato ciò che le tornerà utile nella stesura del prossimo libro.
Roberta Rossi intervista Isabella Piccinini
“Il finale che non doveva essere scritto” è la tua prima pubblicazione?
“Sì. Amo tantissimo leggere e scrivere, fin da piccola. Ho sempre avuto il desiderio di scrivere un romanzo, ma in passato non avevo mai trovato il coraggio per iniziare. Qualcosa è cambiato la scorsa estate. Ero in vacanza con la famiglia sulle colline reggiane, dove abbiamo la fortuna di trascorrere il periodo estivo: mi sono detta che momento migliore non ci sarebbe stato per dar vita al mio sogno e scrivere un libro”.
Un sogno che richiede tempo e dedizione.
“La volontà non mi è mai mancata, ma il tempo sì.
Lavoro come avvocato e come insegnante di diritto, ho due figli e una vita frenetica. La scrittura richiede non solo molto tempo, ma anche tanta concentrazione.
Finché ero in vacanza, scrivevo liberamente.
Ma, una volta tornata agli impegni quotidiani, ero di frequente costretta a chiudere il portatile e dedicarmi ad altro. Così, quando tornavo davanti allo schermo, dovevo rileggere fino al punto in cui ero arrivata, per evitare errori o ripetizioni. Credo questo sia stato uno degli aspetti più faticosi: interrompere il lavoro, per poi riprenderlo, magari a distanza di giorni”.
Hai scelto di scrivere un giallo: le trame poliziesche complicano la vita ai loro autori.
“Eh sì. Mi sono confrontata con un genere che amo particolarmente, pur non disdegnando trame anche molto diverse. L’idea mi è venuta attingendo dal mio quotidiano: sono un avvocato, ho spesso a che fare con personalità complicate e conosco bene il mondo che ruota intorno al tribunale.
Inoltre, andando al lavoro, incrociavo spesso camionette della polizia penitenziaria che trasportavano i criminali alle udienze a Reggio e ritorno.
Mi sono spesso chiesta chi fossero quei delinquenti e cosa avessero fatto. Da lì è nata la trama del mio libro.
Una fatica appagante?
Durante la fase di scrittura mi sono divertita tantissimo.
Faticoso sì, ma anche molto interessante: il percorso che porta alla stesura di un manoscritto è qualcosa di intrigante, che penso ogni autore viva a suo modo.
Al di là della fatica, io l’ho vissuto con entusiasmo e con tantissima voglia di arrivare in fondo.
Una volta scritta la parola Fine, cos’è successo?
Dovevo decidere se lasciare il manoscritto nel cassetto o se pubblicarlo. Ho scelto di tentare la seconda strada.
Ho deciso di affidarmi alle editor di ProgettoLibro, che per Edizioni Terra marique ne hanno curato la pubblicazione. Dopo la lettura, mi hanno detto che il libro sarebbe potuto rientrare nella collana di gialli “I delitti della Via Emilia”, inaugurata proprio in quel periodo.
Il mio romanzo sarebbe stato il secondo di questa collana.
Tempismo perfetto.
Sì, una bella coincidenza. Fortuna ha voluto che avessi ambientato la mia storia nel reggiano, in parte a Reggio città, in parte sulle colline, luoghi che conosco bene per le frequentazioni di cui parlavo prima. Durante le passeggiate estive, mi ero imbattuta in luoghi impervi, fitti di vegetazione, perfetti per ambientare le vicende dei fuggiaschi che avevo in mente.
Torniamo all’editing.
Ambientazioni perfette, personaggi ben delineati, una storia intrigante… ma qualcosa doveva essere sistemato.
La mia editor ha fatto un lavoro accurato, segnalando a margine del manoscritto ciò che poteva essere modificato per eliminare qualche imperfezione e potenziare il narrato. E mi ha anche dato qualche suggerimento per il titolo del libro.
Da quel momento si è aperta una nuova fase, la mia revisione post-editing. Una fase impegnativa, per certi aspetti molto faticosa, quasi non ne potevo più di leggere e rileggere il testo.
Ma i commenti e le indicazioni a margine, sempre molto specifiche, mi hanno guidata passo passo, semplificandomi il lavoro.
E così sei arrivata in fondo, senza scoraggiarti.
La tentazione c’è stata, ma ha prevalso la volontà. La stessa che caratterizza la protagonista del mio romanzo, che, a ben vedere, mi assomiglia parecchio.
Come lei, sono una persona tenace, incline al confronto e desiderosa di imparare. L’editing mi ha insegnato tantissimo: farò tesoro di quanto appreso in vista del prossimo libro.
Alcuni commenti mi hanno fatto pensare “come ho fatto a non accorgermi di questo errore”, altri mi hanno strappato una risata, come quando mi è stato chiesto – meglio dire “supplicato” – di non usare più punti esclamativi.
Da allora li ho eliminati persino dagli sms! (Ops, però quest’ultimo ci sta…).
Quindi stai già pensando a una nuova storia?
Mi piacerebbe tantissimo rimettermi a scrivere per capire quanto ho imparato dall’editing realizzato sul mio primo libro e dalla mia riscrittura post-editing.
Ma una storia precisa non ce l’ho ancora in mente.
Di sicuro sarà incentrata sulla figura di Elizabeth: una donna forte, combattiva, che sa emergere anche quando la situazione è davvero difficile.
Elizabeth, per questo, è apprezzata dai colleghi, pur essendo il suo un mondo per eccellenza “maschile”.
Continuerò ad approfondire la personalità dei miei personaggi, cercando di sorprendere, forse spiazzare il lettore nella descrizione della loro interiorità, lontana dai cliché di genere.
Penso inoltre che la storia sarà ambientata in città, a Reggio Emilia, continuando così la “tradizione emiliana” di collana.
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