Quanto è importante il titolo di un libro?
Rispondo a questa domanda… con una domanda: leggeresti un libro il cui titolo non ti ispira? Quindi sì, il titolo è importante, ma non è tutto. O meglio, proprio perché non può accontentare il gusto di tutti, bisogna trovarne uno adatto, meglio se in grado di far breccia nel cuore e nella mente del potenziale lettore, senza però volerlo a tutti i costi stupire con effetti speciali.
Cinque libri dal titolo riuscito
La letteratura ci propone numerosi esempi di libri che hanno ricevuto una benedizione dal loro titolo. Ecco cinque titoli che, a mio parere, più di altri hanno fatto scuola:
- “Il giovane Holden”, scelto per la traduzione italiana dell’originale “The Catcher in the Rye”, tra l’altro intraducibile. La prima versione di questo capolavoro di Salinger era stata chiamata “Vita da uomo”: scelta pessima! Infatti il libro vendette poche copie, per poi passare alla storia con un titolo che nessuno avrebbe più dimenticato.
- “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcìa Marquez, pubblicato nel 1967
- “Le mille e una notte”
- “Ventimila leghe sotto i mari” di Jules Verne
- “Uno, nessuno, centomila” di Luigi Pirandello
NB. A parte “Il giovane Holden”, mi sono accorta di aver segnalato titoli che contengono dei numeri. Si vede che questa scelta mi attira parecchio e, in modo del tutto inconsapevole, la reputo vincente.
I titoli giusti danno una benedizione ai libri
Ecco perché è così importante scegliere il titolo giusto. In casa editrice dedichiamo molto tempo a tale scelta. A volte ne nascono vere e proprie contese tra noi e l’autore, che magari non arretra rispetto a una proposta a nostro parere inefficace. Allora cerchiamo di fargli cambiare idea.
La nostra non è voglia di imporre a tutti i costi la nostra preferenza, ma desiderio di fare le cose per bene, senza tralasciare alcun dettaglio, dal più insignificante al più importante. Noi di ProgettoLibro non siamo solo ghost writers ed editor, ma anche book designers: creare libri di gvalore sia per i contenuti che per l’aspetto (formato, copertina, carta, eccetera) è per noi sinonimo di professionalità.
Ma qualche volta anche noi redattrici siamo a corto di proposte brillanti. Per fortuna, nella maggior parte dei casi troviamo subito un incastro perfetto tra il nome dell’opera e la sua trama.
Una cosa simile è accaduta con “What’s next” di Carmine Mandola, di cui abbiamo curato la pubblicazione per Edizioni Terra marique.
Quella del titolo è una frase che l’autore cita in un passaggio del suo narratto, nel punto in cui si domanda cosa avrebbe fatto dopo la sua ultima partecipazione a una maratona internazionale.
Abbiamo così pensato di far diventare quella frase la chiave di lettura dell’intero libro, perché:
- Quali parole meglio di quelle dell’autore possono sintetizzare una storia?
- L’opera autobiografica narra i più significativi passaggi della vita dell’autore, dall’infanzia a Torino all’adolescenza in Campania, dalle prime esperienze lavorative in giro per l’Italia alla sua carriera internazionale. Ogni passo in avanti è stata una conquista, mai banale, mai scontata.
- Un titolo in inglese, breve, rapido, incisivo, ci è subito sembrato perfetto per l’occasione.
Un consiglio per trovare il titolo giusto
Non staremo a darti né dieci né centouno consigli per trovare il titolo giusto per il tuo libro – se proprio non ti viene, lascialo scegliere al tuo editore. Vogliamo però suggerirti di ragionare per parole-chiave: scrivi su un foglio le parole che rappresentano la tua storia, combinale insieme, cancella quelle che stonano, dai una chance a quelle che suonano in modo strano, eppure comunicano qualcosa.
Forse quel qualcosa è proprio ciò che stavi cercando e che fa al caso tuo.
E poi non scordarti del sottotitolo: in alcuni casi, se ad esempio hai scritto un’autobiografia, un saggio o un manuale, potrebbe essere indispensabile per chiarire meglio (senza giri di parole, mi raccomando) il contenuto della tua opera.