Parliamo di ghost writing, ovvero della scrittura su commissione di un libro: il committente mette la sua idea, il ghost writer le parole, per poi cedere il copyright al committente stesso, che verrà indicato come autore del libro, sia in formato Word sia in caso di vera e propria pubblicazione. La ghost writer di ProgettoLibro è Roberta Rossi, che ci accompagnerà alla scoperta di questo affascinante mestiere.
Da un’idea al libro: cos’è il ghost writing
Qualche giorno fa una persona mi ha chiesto perché non pubblico libri a mio nome. In realtà l’ho fatto e sì, esistono libri a mio nome di cui vado fiera: un paio di romanzi, alcune opere in formato intervista, monografie storiche e sul territorio in cui vivo.
A me però non interessa scrivere affinché il mio nome appaia in copertina: non ho mai scritto per il risultato finale, ma per il piacere di farlo nel periodo, più o meno lungo, nel quale mi dedico alla stesura di qualcosa a cui evidentemente tengo molto. Che l’idea di partenza sia mia o di un committente, poco importa, perché alla fine, anzi in corso d’opera e addirittura ancora prima di cominciare a scrivere, quell’idea deve diventare mia. Altrimenti no, il matrimonio tra ghost writer e committente non s’ha da fare.
Per lavorare al meglio, per trovare le parole, i colori, le sfumature giuste, è necessario che io creda fermamente nel progetto che andrò a realizzare insieme al mio committente.
Faccio un esempio, per capirci: tempo fa mi è stato chiesto di scrivere un libro contro la società attuale, il consumismo, l’uso spropositato di Internet e non so cos’altro. La sensazione che ho avuto è che il committente avesse voglia di sfogarsi contro qualcuno o qualcosa: mi chiesi perché non lo stesse facendo digitando tasti sulla tastiera del PC o lavorando di biro e bloc-notes. Intendo dire che, dietro a quella richiesta, non c’erano i presupposti per affidare il progetto a un ghost writer, semplicemente perché il progetto non c’era. Quando l’ho fatto presente, mi sono sentita rispondere che la scrittrice sono io, quindi il progetto scritto avrei dovuto realizzarlo io.
Eh no, non funziona così.
Come funziona allora?
Funziona che chi ha un’idea, un progetto da sviluppare, una storia da raccontare può rivolgersi a un ghost writer affinché scriva al suo posto. L’accordo è semplice: il committente fornisce un contenuto da sviluppare – un contenuto di qualsiasi tipo, dall’ambito fiction alla saggistica – preoccupandosi che il ghost writer abbia un riferimento chiaro e preciso su cui lavorare. Ciò che il ghost writer realizzerà, non sarà riconducibile alla sua identità, bensì a quella del committente stesso.
Cosa vuole dire consegnare un contenuto da sviluppare? Significa innanzitutto spiegare cosa ci sia dietro l’intento narrativo.
I motivi che portano una persona a farsi scrivere un libro sono svariati:
- Il desiderio di raccontare la propria storia personale, perché sia consegnata ai lettori e non venga dimenticata.
- La necessità, nel caso si svolga una determinata professione, di qualificare le proprie competenze, distinguendosi rispetto alla concorrenza e ottenendo nuovi clienti.
- La vanità, pura e semplice. E perché no. Scrivere e pubblicare un libro sono attività che danno prestigio. Un libro non è un semplice oggetto, ma è veicolo di sapere, di conoscenza, è un’idea che si è trasformata in qualcosa di concreto e che, se è ben scritto, potrà sorprendere positivamente i lettori.
Ciascuno di questi motivi è valido e non giudicabile dall’esterno, proprio perché coincide con una caratteristica o con un’esigenza personale. Altrettanto sacrosanti e ingiudicabili sono i motivi che impediscono al committente di scrivere il proprio libro:
- La mancanza di tempo.
- La paura di non avere sufficienti capacità.
- L’insicurezza rispetto a un’idea che non si sa se possa funzionare.
- La sensazione di scrivere, riscrivere, senza sapere dove si stia andando a parare.
- Il timore di perdere tempo, senza concludere niente.
- Il terrore di dover rinunciare al proprio progetto, per tutti i motivi sopra elencati
Possiamo analizzare uno a uno questi punti, spiegando che sono molto diffusi. Prima di iniziare questa analisi, voglio essere chiara su un punto: se posso incentivare qualcuno a scrivere, sono la prima a farlo. Ho iniziato a lavorare nel settore editoriale come editor e correggendo le bozze, poi come editrice: il mio obiettivo è sempre stato quello di mettere mano ai testi scritti da altri per pubblicarli al meglio delle loro potenzialità narrative, lessicali, linguistiche, ecc.
Ho anche organizzato e gestito numerosi corsi di scrittura creativa per i più grandi e laboratori di scrittura per i più piccoli, durante i quali ho cercato di trasferire agli altri tutto quello che ho imparato nel tempo svolgendo il mio mestiere di scrittrice.
Quando parlo di ghost writing e spiego i motivi di partenza e le modalità attraverso cui commissionare un libro a un ghost writer professionista, non sto disincentivando alla scrittura. Stiamo infatti parlando di due cose, quindi di due servizi diversi.
Se una persona vuole scrivere un libro o lo ha già scritto e ha bisogno di qualcuno che gli dia un aiuto per sistemarlo, magari in vista della pubblicazione, si metterà alla ricerca di un editor. Noi di ProgettoLibro svolgiamo questo servizio, grazie alle nostre editor, competenti e molto preparate.
Ma se una persona, per i motivi elencati o per qualsiasi altra motivazione, non può mettersi al computer e scrivere ciò che ha in mente, allora può cercare un ghost writer che faccia al caso suo, cioè qualcuno veramente in grado di ascoltare, comprendere, sviluppare il suo progetto, fino a farne un vero e proprio libro.
La mancanza di tempo
È il motivo numero uno, il più segnalato dai miei clienti, cioè da coloro i quali si sono rivolti a me perché scrivessi il loro libro. Inutile negare che scrivere un libro richieda un sacco di tempo: nessuno può sapere precisamente quanto, nessuno può prevederlo né fare una media, di sicuro un’attività di questo genere richiede momenti dedicati, privi di distrazioni, non segnati dalla stanchezza. E intorno non deve esserci confusione: il che significa che, oltre al tempo, serve uno spazio per sé, in cui sentirsi a proprio agio e possibilmente ispirati.
Può essere che, tra lavoro e famiglia, queste condizioni manchino.
Affidando la propria idea a un ghost writer un po’ di tempo gli andrà comunque dedicato. Quanto? Questo dipende da te e dalla tua capacità di essere pratico, concreto, deciso e ben organizzato. Per ottimizzare, metti per iscritto la tua idea, butta giù una scaletta, organizza in una forma chiara e fruibile il materiale di cui già disponi, prendi nota di libri e fonti digitali da segnalare al tuo ghost writing, poi tieniti libero per qualche videocall. Ricorda: il tuo ghost writer ha bisogno di concretezza e organizzazione: se gli dai fin da subito una mano in questa direzione, mettendolo nelle condizioni di lavorare in autonomia, il tuo tempo sarà salvo.
La paura di non avere sufficienti capacità.
È un’ansia più che legittima e che, a mio parere, si supera in un solo modo: scrivendo. Lo dicevo prima: ho affiancato molte persone durante la loro attività di scrittura e ho fornito molte informazioni, spero utili, durante i corsi. Ma capisco che la teoria non basti, serve la pratica. Quando però, tornando al punto 1, non si ha tempo o non si hanno gli stimoli giusti, è normale che la pratica venga meno o non sia sufficiente. Ciò comporta insicurezza, come un cane che si morde la coda.
L’insicurezza rispetto a un’idea che non si sa se possa funzionare.
Questo problema non ha a che fare con la scrittura in sé, ma con l’idea stessa: come fare per valutarne la tenuta? Bisogna metterla alla prova, parlarne con più persone possibile, dalle quali si teme però di essere giudicati. Un ottimo modo per superare questo limite è leggere molto, capire cosa funzioni oggi sul mercato editoriale, non lasciarsi abbattere se la propria idea sembra troppo classica, per non dire trita e ritrita, o troppo avanti. In due parole, fuori mercato.
La sensazione di scrivere, riscrivere, senza sapere dove si stia andando a parare.
La maggior parte delle persone che si rivolgono a me per il servizio di ghost writing in realtà ha già scritto qualcosa. Ma poi ha abbandonato il progetto, di solito perché alla base non c’era una solida struttura, una trama, una scaletta, qualcosa che assomigliasse a solide fondamenta, su cui costruire il proprio manoscritto. Da questa mancanza si origina una certa debolezza, dovuta al venir meno di una solida struttura portante: al primo soffio di vento, l’edificio crolla, lasciando solo macerie. In realtà, le macerie sono pezzi di testo preziosi: non sono la storia finita, certo, ma sequenze dalle quali ripartire per proseguire il lavoro e, nel migliore dei casi, concluderlo.
Il timore di perdere tempo, senza concludere niente.
Già di tempo se ne ha poco, in partenza, figuriamoci se avessimo la sensazione, pagina dopo pagina, di averlo sprecato con qualcosa che non ci soddisfa e che, di conseguenza, è probabile che non soddisferà nemmeno il nostro lettore. La conseguenza è sentirsi frustrati e, nel peggiore dei casi, trovarsi a un passo dal prossimi punto.
Il terrore di dover rinunciare al proprio progetto, per tutti i motivi sopra elencati.
È proprio questo ciò di cui stiamo parlando: piuttosto che rinunciare alla realizzazione del proprio libro, è meglio affidarlo a un ghost writer, il quale (o la quale, come nel mio caso):
Ha tempo a sufficienza per dedicarsi alla scrittura e lo fa in uno “posto pulito, illuminato bene”.
Sa di avere sufficienti capacità, raffinate nel tempo grazie alla pratica. Non preoccuparti: se proponi a un professionista un genere con il quale non ha confidenza, te lo dirà, proprio come farei io. La mia regola deontologica numero uno mi obbliga ad accettare solo lavori nei confronti dei quali sento affinità e che sono in grado di svolgere.
Ps. Se non ho una preparazione adeguata in materia, studio.
La mia regola deontologica numero due mi obbliga a essere sempre sincera con il committente: se penso che un’idea non possa funzionare, non incito a buttarla, ma consiglio di rivederla. Insieme possiamo aggiustare il tiro.
Il ghost writer parte sempre da una struttura forte e inattaccabile, potendo poi modificarla in modo flessibile in corso d’opera, laddove serva. La scaletta gli consente di non perdersi.
E di non perdere tempo. La meta da raggiungere è ambiziosa, il lavoro può essere ingente, per questo forze, risorse e tempo non vanno sprecati.
Di fronte a un progetto in cui crede, il ghost writer non si tira indietro e, per quanto le cose possano essere complicate, non si arrenderà mai. Il suo obiettivo, al contrario, è lavorare perché sia tu a non dover rinunciare alla tua idea, al tuo progetto, al tuo sogno di scrivere e pubblicare un libro.
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