La correzione bozze e l’editing sono attività professionali, il che significa che serve un percorso di studio e formazione per imparare a correggere ed editare un manoscritto. Poi serve molta pratica, da realizzarsi su contenuti diversi: manuali, saggi, romanzi, racconti, biografie ecc. richiedono specifiche capacità editoriali. Bypassare queste importante attività, pensando che il manoscritto sia pronto per essere pubblicato una volta scritta la parola “fine”, è rischioso, se non un vero e proprio lancio nel vuoto senza paracadute.
Correzioni, suggerimenti, modifiche: le attività professionali pre-pubblicazione
Mi metto nei tuoi panni: mi permetto di farlo, perché ho vissuto io stessa le emozioni e sensazioni di cui parleremo a breve.
Dopo mesi, magari anni di lavoro, hai finalmente messo la parola “Fine” subito dopo l’ultima riga dell’ultimo capitolo. È un momento fantastico, lo so bene.
Prima che qualcosa cambi e che si insinuino dubbi ed esitazioni di ogni genere, tutti legittimi ma da tenere a bada, è importante godersi il momento, che sa di meta raggiunta e, perché no, di sogno che si realizza. Non sto però dicendo che sia finita lì: il lavoro su un libro, in realtà, non finisce mai! Questo perché ci sono varie fasi, dall’idea alla pubblicazione e diffusione del libro, ciascuna delle quali richiede cura, attenzioni, cuore e capacità pratiche non indifferenti. Ora che lo abbiamo detto, torno a invitare chi ha appena scritto “Fine” a godere di questo importante obiettivo raggiunto. Vediamo insieme cosa succede dopo.
Il dopo, appunto, ha a che fare con:
- Rilettura
- Correzione ortografica, semantica, sintattica
- Interventi su struttura e contenuti (editing)
- Rilettura
- Ri-correzione
- Nuovi interventi
Riassumendo: la sfida principale di chi ha ultimato il proprio libro è correggerlo ed editarlo. Essendo una sfida ai limiti del possibile, è bene affidare queste attività a un professionista. Se, dopo almeno una o due riletture in autonomia (per la correzione ortografica), si decide di non affidare il proprio manoscritto a un professionista – l’unico motivo per non farlo è, a mio parere, il desiderio (legittimo!) di non spendere soldi – è necessario diventare bravissimi editor di se stessi.
Come si diventa bravissimi editor di se stessi?
- Rimettendo in discussione tutto ciò che si è scritto.
- Dimostrandosi autocritici, ma non troppo: non bisogna distruggere, ma intervenire per aggiustare il tiro.
- Assumendo uno sguardo il più possibile esterno, ovvero oggettivo e obiettivo: se qualcosa nella trama non funziona, se un passaggio zoppica, se un personaggio ha comportamenti incoerenti con la sua personalità, se le descrizioni sono troppe lunghe e se disturbano la lettura, bisogna intervenire, mettendo da parte il mal di pancia provocato dai tagli su testi scritti a fronte di ore e ore di lavoro.
- Mettendosi nei panni del lettore: se durante la stesura della storia non lo abbiamo fatto, è probabile, alla fine della prima stesura + prima rilettura trovarsi nei guai. È in pratica possibile aver scritto quello che avevamo in mente, ma che il lettore esterno, cioè qualcuno che non siamo noi stessi, si imbatta in una storia, ad esempio, piena zeppa dei pensieri del narratore, che soffocano la narrazione stessa, impedendole di proseguire come dovrebbe. Come dovrebbe proseguire la storia? Facendo accadere i fatti, senza commentarli continuamente. Lasciando che sia il lettore a farsi un’iidea di ciò che i personaggi provano, senza spiegarglielo ogni due righe. Dando al lettore lo spazio per immaginare, senza descrivergli nei dettagli com’è la stanza, quanti metri quadrati ha, se è girata verso nord o verso sud, a meno che questi elementi descrittivi non siano funzionali al prosieguo della stora.
- Avendo il coraggio di eliminare ciò che non serve e aggiungere ciò su cui si è sorvolato, magari per assenza di informazioni o per scarsa attenzione.
Dopo la scrittura, prima della pubblicazione
Sembra tutto molto spaventoso. E per certi aspetti lo è. Fa paura il passo falso che commettono molti, ad esempio nel momento in cui decidono di pubblicare il proprio libro su una qualsiasi piattaforma di self-publishing, senza aver effettuato una seria attività di correzione, editing, riscrittura di parti e di tutti quei passaggi che non stanno in piedi.
A nostro parere, non deve far paura mettere mano al proprio manoscritto, ma non farlo prima della pubblicazione. Perché “mettere nelle mani” del proprio lettore un libro con qualche errore ortografico di troppo o con una struttura narrativa debole e in alcuni punti zoppicante (per non dire illeggibile), quando è possibile fare da soli o, meglio ancora, affidarsi a un professionista per la correzione bozze e per l’editing?
Sono fermamente convinta della necessità di assecondare l’esigenza numero uno del nostro lettore: dedicare tempo ed energia a un libro per il quale ne valga la pena. Mi sembra una richiesta legittima, a seguito della quale dovrebbe nascere un patto tacito e di ferro tra autore e lettore: il primo si impegnerà a mettere nel suo libro tutto il suo sapere, la creatività, l’amore, la cura dei dettagli – per farlo, nei migliori dei casi, sarà affiancato da una valida casa editrice, il secondo acquisterà il libro e lo leggerà, assaporandone ogni pagina e apprezzandone la qualità.
Se anche la storia raccontata non fosse al cento per cento di proprio gradimento o il genere letterario lontano dai propri gusti, il lettore avrà comunque avuto modo di apprezzare l’intento narrativo, la cura, la dedizione, il mestiere con cui è stato portato avanti, fino alla pubblicazione del libro stesso.
La ricerca dell’editor su misura per te
Se decidi di affidare la correzione bozze e l’editing del tuo libro a un professionista, assicurati di trovare la persona adatta a te. Ti consiglio, dopo un primo contatto via mail, di chiedere un appuntamento telefonico o tramite videocall: vedersi o anche solo sentire la voce, ti servirà per valutare la prima impressione.
Se l’impressione è positiva, puoi chiedere qualche dettaglio del suo curriculum: quali esperienze ha accumulato, su quali generi letterari ha avuto modo di lavorare, se collabora con una casa editrice o con un’agenzia oppure se è un freelance.
Volendo, puoi anche mandargli o mandarle la sinossi e un breve estratto del tuo manoscritto, chiedendo se è un genere di sua competenza, se l’argomento di suo interesse e se può correggere ed editare poche righe.
Avrai così modo di passare dalla teoria alla pratica, saggiando le sue capacità, ma soprattutto la sua disponibilità. Incrociando tutti questi dati e spiegando nel dettaglio ciò che ti serve, capirai se hai trovato l’editor giusto per te.
Ricorda che, nel periodo in cui l’editor si metterà al lavoro, è importante mantenere vivo il dialogo tra voi: una buona revisione avviene confrontando le proprie idee, condividendo i propri obiettivi, capendosi e lavorando per raggiungere il miglior obiettivo possibile per sé e per il proprio lettore.
Se qualcosa del suo intervento o dei suoi consigli non ti piace, sentiti in diritto di farlo presente. Ricorda però anche l’importanza di fidarsi del parere e dell’esperienza del tuo editor, anche se ciò dovesse comportare un grosso sforzo d parte tua. Per intenderci: non essere permaloso, né orgoglioso, né arroccato sulle tue posizioni, onde evitare di perdere la preziosa occasione di consegnare un ottimo libro a chi lo leggerà.