Il ghost writing, ovvero scrivere per un committente senza lasciare la propria firma sul testo prodotto (un romanzo, un’autobiografia, un manuale, ma anche l’articolo per un blog o il copy per i social), è un mestiere che richiede molte competenze pratiche e particolari doti umane, tra cui la capacità di ascoltare e di interpretare ciò che il cliente vuole realmente esprimere. Una sfida costante, prima di tutto con se stessi. Ce ne parla Roberta Rossi, ghost writer di professione.
Il ghost writing come mestiere
Il ghost writing è un’attività professionale molto impegnativa. Ci si prepara leggendo, studiando, ma soprattutto scrivendo.
Il mio mestiere, che negli anni si è evoluto cambiando faccia e prospettive, ha da sempre a che fare con la scrittura.
Prima giornalista, poi scrittrice, ho anche tenuto corsi di scrittura creativa, argomento nel quale mi sono laureata anni fa presso l’Università Cattolica di Milano (corso di laurea in Lettere e Filosofia).
Ho dato vita sia a una piccola casa editrice, Edizioni Terra marique, sia a un’agenzia di scrittura e comunicazione, ProgettoLibro, realtà oggi in costante crescita.
In agenzia mi occupo prevalentemente di ghost writing, mentre le altre attività (editoriali, grafiche, artistiche, ecc.) sono sviluppate da ottime collaboratrici.
Come sono arrivata al ghost writing? Scrivendo, appunto.
La collaborazione con un quotidiano mi ha dato la possibilità di scrivere articoli di vario genere, così ho capito quale sarebbe stata la mia strada: non la cronaca, ma l’approfondimento storico e sociale.
Ho infatti avuto modo di scrivere diversi libri sul territorio emiliano, nel quale mi ero nel frattempo trasferita. La parte che preferivo era intervistare le persone che, con i loro racconti, mi consentivano di ricostruire il vissuto di paesi appenninici, oggi quasi abbandonati, ma un tempo incredibilmente vivaci.
Senza rendermene conto, sono diventata depositaria di narrazioni che, altrimenti, si sarebbero perse nel tempo. Oltre alle testimonianze, raccoglievo documenti, lettere, fotografie antiche. E mi facevo accompagnare su e giù per i borghi da bravi fotografi.
Da lì a creare libri sui territori, pubblicati tramite la mia casa editrice, è stato un attimo. E la soddisfazione enorme.
Nel frattempo, in casa editrice, sono arrivati manoscritti, la cui pubblicazione ha dato vita a diverse collane editoriali, comprendenti romanzi, raccolte poetiche, manuali, libri per bambini, ecc.
Intanto io mi sono sempre più specializzata sulla scrittura, approfondendo alcuni generi in particolare.
Oggi mi dedico quotidianamente al ghost writing: ascolto i miei clienti, raccolgo i loro racconti, ne faccio libri che spaziano dal genere autobiografico alla manualistica, dal romanzo al saggio.
Il ghost writing è selettivo per natura
Non scrivo qualsiasi tipologia di testo. Mi conosco, ho ben presente quale sia la mia formazione e fino a che punto possa spingermi – la fantascienza, ad esempio, non fa per me.
Quindi, prima di accettare un lavoro, desidero capire con cosa dovrò confrontarmi. La sfida mi piace, certo, ma non mi piace la prospettiva di lanciarmi senza paracadute: sarebbe profondamente sbagliato anche nei confronti del mio committente, che dal mio lavoro si aspetta il meglio.
Se capisco che la richiesta è al di fuori delle mie competenze, con la massima sincerità e trasparenza declino l’invito.
Ma se il lavoro fa per me, allora inizia quel fantastico percorso che mi porterà per mesi a stretto contatto – si fa per dire, perché si lavora principalmente a distanza – con il mio committente. L’ascolto, l’empatia, la condivisione dello stesso obiettivo alimenteranno il nostro rapporto, che sarà costruito sulla fiducia reciproca, e che tenderà costantemente al lettore, per il quale, in fondo, stiamo lavorando.
Amo il mio mestiere di ghost writer anche per questo, perché è fatto di relazioni, prima ancora che di parole che diventano pagine, quindi libri.
Un mestiere che non cambierei mai
Le difficoltà, quando si lavora nel mondo della scrittura o più in generale della cultura, sono sempre tante. Elencandole, annoierei, per cui evito di farlo.
Io comunque vedo più vantaggi che limiti in ciò che faccio, per questo motivo ho sempre cercato di dribblare gli ostacoli e portare avanti ciò che amo, creandomi le occasioni per continuare a scrivere.
Sì, continuare a scrivere, questo è il mio obiettivo.
Il ticchettio dei tasti sulla tastiera del computer e ancora di più il foglio di carta che si riempie di lettere – prediligo la scrittura a mano, tant’è vero che raramente registro le interviste, preferisco prendere appunti in diretta – mi danno un piacere e una soddisfazione infinita.
Se poi ciò che scrivo serve per realizzare il sogno di chi ha in mente una storia, ma non riesce a svilupparla, per consegnare al prossimo la memoria di chi altrimenti verrebbe dimenticato, per creare un libro utile per la propria professione e per comunicare qualcosa di interessante ai propri clienti/lettori, allora il piacere supera di gran lunga la fatica.
E mi sento molto fortunata a svolgere il mestiere che ho scelto per me.